Annali d'Italia - vol. 7 by Lodovico Antonio Muratori

Annali d'Italia - vol. 7 by Lodovico Antonio Muratori

autore:Lodovico Antonio Muratori [Muratori, Lodovico Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2018-07-19T22:00:00+00:00


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Anno di Cristo MDCCXLVII. Indizione X.

Benedetto XIV papa 8.

Francesco I imperadore 3.

Furono alquanto lieti i principii dell'anno presente, perchè gli accorti monarchi fecero vedere in lontananza agli afflitti lor popoli un'iride di pace come vicina. Imperciocchè si mirò destinata Bredà in Olanda per luogo del congresso, e spediti plenipotenzarii per trattarne, e convenire delle condizioni. La gente, credula alle tante menzogne delle gazzette, si figurava già segretamente accordati Franzesi, Spagnuoli ed Inglesi nei preliminari; e a momenti aspettava la dichiarazione di un armistizio, cioè un foriere dello smaltimento delle minori difficoltà, per istabilire una piena concordia. Ma poco si stette a conoscere, che tante belle sparate di desiderar la pace ad altro non sembravano dirette che a rovesciare sulla parte contraria la colpa di volere continuata la guerra, onde presso i proprii popoli restasse giustificata la continuazion degli aggravii, e tollerati i danni procedenti dal maneggio di tante armi. Trovaronsi in effetto inciampi sul primo gradino. Cioè si misero in testa i Franzesi di non ammettere al congresso i plenipotenziarii dell'imperadore, perchè non riconosciuto tale da essi; nè della regina d'Ungheria, per non darle il titolo a lei dovuto d'imperatrice; nè del re di Sardegna, perchè non v'era guerra dichiarata contra di lui. Tuttavia non avrebbe tal pretensione impedito il progresso della pace, se veramente sincera voglia di pace fosse allignata in cuore di que' potentati; perchè avrebbero (come in fatti si pretese) potuto i ministri di Francia, Inghilterra ed Olanda comunicar tutte le proposizioni e negoziati ai ministri non intervenienti; e convenuto che si fosse dei punti massicci, ognun poscia avrebbe fatta la sua figura nelle sessioni. Ma costume è dei monarchi, i quali tuttavia si sentono bene in forze, di cercar anche la pace per isperanza di guadagnar più con essa che coll'incerto avvenimento dell'armi. Alte perciò erano le pretensioni di ciascuna delle parti, e in vece di appressarsi, parve che sempre più si allontanassero quei gran politici. Ciò che di poi cagionò maraviglia, fu il vedere che nè pure al signor di Mancanas, plenipotenziario di Spagna, fu conceduto l'accesso ai congressi, quando le apparenze portavano, che le corti di Versaglies e Madrid passassero di concerto, e fosse tornata fra loro una perfetta armonia. Veramente il cannocchiale degl'Italiani non arrivava in questi tempi a discernere le mire ed intenzioni arcane del gabinetto di Madrid. Le truppe di quella corona seguitavano a fermarsi in Aix di Provenza, senza che apparisse se le medesime si unissero mai daddovero colle franzesi, benchè si scrivesse che le spalleggiassero, allorchè, siccome diremo, obbligarono i nemici a retrocedere. Ne fu poi ordinata una non lieve riforma, e il resto andò a svernare in Linguadoca, con prendere riposo l'infante don Filippo e il duca di Modena in Mompellieri. Nel medesimo tempo si attendeva forte in Madrid al risparmio per rimettere, come si diceva, in migliore stato l'impoverito regno, annullando spezialmente le tante pensioni concedute dal re defunto; e pur dicevasi, farsi leva di nuove milizie per ispedirle in Provenza. Fluttuava del pari anche



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